Annika vedeva la foresta come un’immensa cattedrale, guardava in tutte le direzioni ed era ammirata. Spesso le piaceva uscire quando la pioggia era imminente, solo così i pensieri affioravano più facilmente, anche quelli più nascosti, più dolorosi.
In quel luogo tutto si ridimensionava, tutto assumeva la giusta importanza. In quei momenti tollerava solo il suono della natura e la luce della natura, i colori tenui, il tramonto all’imbrunire.
Solo in quella stupefacente semplicità era disposta a sentire fino in fondo il dolore delle ferite e, alle prime gocce di acqua, lasciava alla pioggia il compito di purificarle e rimarginarle così che la forza assopita in lei riprendesse nuovo vigore.
Il resto dell’acqua, non andava mai persa… preziosa acqua, “… l’acqua è vita, lo è sempre stata, anche noi siamo stati acqua. E’ da lì che proviene tutto. No, non posso rinnegarti, ma benedirti.”
(Lorenza de Simone)
Splendida foresta e bellissimo breve racconto 🙂 Un abbraccione! :*** Ale
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Grazie Ale, un abbraccio a te, notte! 🙂 /)*
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Ecco che mi sono persa dei post brava Paola👏👏👏
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Ma figurati… anch’io non commento a tutti, il tempo manca… e sai che vado a periodi. 😉
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Si
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❤
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Mi sono addentrata nel racconto e scostando con delicatezza le immagini, mi sono immersa nel “ non tempo”.
Bellissima sensazione.
Grazie❤️
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Spesso il “non tempo” può ricaricarci, rendere tutto più chiaro e rilassare lo spirito. Bella sensazione sì, di pace interiore.
Grazie a te Dina cara, buon tutto! ❤
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Sì. Esatto.
Era proprio il senso che volevo imprimere .
A te❤️
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^_^
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